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La transizione ecologicaPer approfondire leggi "Transizione ecologica: che cos’è, obiettivi e perché è importante". Leggi è uno dei pilastri del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), nonché uno degli assi portanti dei finanziamenti stanziati dalla Commissione Europea con l’obiettivo di una ripresa economica, fondata sulla sostenibilità ambientale e l’utilizzo di fonti di energia rinnovabiliLe fonti di energia rinnovabile sono tutti quei tipi di energia che si ricavano da risorse naturali che si rigenerano nel tempo. Ciò significa che queste fonti non inquinano l'ambiente... Leggi.
La transizione ecologica ha un duplice valore; da una parte ambientale perché si basa sulla produzione e l’utilizzo su larga scala di energie pulite, in grado di aiutare il nostro pianeta maniera concreta e dall’altra economico, perché un diverso paradigma sarebbe in grado di rilanciare industrie e piccole e medie attività, favorendo l’occupazione con la creazione di nuovi posti di lavoro e un assetto diverso rispetto a modelli a cui siamo stati finora abituati.
Gli obiettivi della transizione ecologica
All’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la transizione ecologica rappresenta una vera e propria missione il cui obiettivo principale è la decarbonizzazioneLa decarbonizzazione è un processo mirato a ridurre la quantità di anidride carbonica (CO2) nell'atmosfera, un gas utilissimo per la vita sulla Terra ma molto dannoso quando supera determinati livelli... Leggi, per garantire un futuro a favore di una maggiore sostenibilità ambientale.
E, ovviamente, per riuscirci c’è bisogno di investimenti e risorse che in questo caso vengono distribuiti dal Ministero per la Transizione Ecologica (MITE), chiamato a fare il punto della situazione e monitorare i progressi raggiunti in un arco di tempo prestabilito. I primi obiettivi da raggiungere sono stati fissati in un arco di tempo che va dal 2030 al 2050 e si sta lavorando affinché le tempistiche siano rispettate, così come le modalità per arrivarci.
Gli obiettivi sono:
• adottare un tipo di economia circolare;
• favorire la transizione energeticaPer approfondire leggi "Che cos’è la transizione energetica? Obiettivi e vantaggi". Leggi;
• ridurre l’inquinamento atmosferico;
• gestire le diverse risorse dai rifiuti a quelle idriche;
• incentivare la mobilità sostenibile.
Partiamo dall’economia circolare, un modello economico dove il riciclo e riuso delle materie prime in fase di produzione è indispensabile per incentivare la bioeconomia, così come per gestire i rifiuti in alcune filiere strategiche del settore tessile, tecnologico e delle plastiche. La diretta conseguenza dell’economia circolare dovrebbe essere lo sviluppo di una filiera alimentare e agricola sostenibile, molto più di quella odierna, in grado di ridurre il suo impatto sull’ambiente.
Di pari passo corre la transizione energetica con la quale si intende il passaggio dalla produzione di energia con combustibili fossili alle fonti rinnovabili, come il fotovoltaico e l’eolicoÈ l'energia del vento, sfrutta le capacità cinetiche del vento per convertire questa fonte in energia meccanica e, a sua volta, in energia elettrica. Leggi. Il fine ultimo della transizione energetica sarebbe la creazione di comunità energetiche e reti intelligenti che collegano tra loro le città, promuovendo un autoconsumo collettivo grazie a impianti tecnologici e sostenibili.
L’elemento chiave di questo passaggio dal fossile al green è l’idrogeno, che ottenuto da fonti rinnovabili non contiene carbonio; il PNRR ne promuove dunque la produzione la distribuzione in un’ottica di filiera, a partire dalle industrie dei trasporti con la creazione di diverse stazioni di rifornimento.
Altrettanto importante l’efficientamento energeticoPer efficientamento energetico si intende quell'insieme di attività utili a ottimizzare lo sfruttamento delle fonti energetiche. Questi interventi di efficientamento solitamente beneficiano di incentivi fiscali. Leggi, con la riqualifica degli edifici per i quali sono stati stanziati 22 miliardi e istituiti dei bonus, tra cui il Superbonus 110 per aumentare l’efficientamento energetico soprattutto nell’edilizia scolastica e negli edifici giudiziari.
15 miliardi sono destinati alla tutela del territorio e delle sue risorse, in particolar modo l’acqua, per ridurre le perdite delle reti dell’acqua potabile. Sai che si perdono quasi 40 litri d’acqua ogni 100 immessi nella rete idrica? Si tratta di un bel problema in termini di distribuzione, per questo si cerca di prevenire i rischi idrogeologici salvaguardando le aree verdi e combattendo l’inquinamento delle falde acquifere.
Altri fondi sono stati messi a disposizione per la mobilità sostenibile, ben 25 miliardi di euro di cui una parte riguarda incentivi e bonus statali per l’acquisto delle auto elettriche. La mobilità sostenibile va promossa e incentivata per creare delle città smart dotate di piste ciclabili, attrezzate con funivie e mezzi per il trasporto cittadino con veicoli a basso consumo come gli autobus elettrici a bassa emissione, ma anche per distribuire nuovi punti di ricarica elettrica su tutto il territorio.
Transizione ecologica: a che punto siamo in Italia?
L’Italia, a dire la verità, non se la sta cavando male, ci sono però alcuni obiettivi più difficili da perseguire rispetto ad altri. Un esempio: sul versante della produzione energetica e la percentuale di energia pulita usata rispetto ai consumi totali c’è ancora tanto da migliorare, nonostante in termini di export -import delle fonti rinnovabili i risultati siano positivi.
Si può fare di più anche per quanto riguarda la circolarità dei consumi, in merito alla quale l’Italia occupa il 4° posto in Europa; il problema da risolvere sta nel grande numero di imprese presenti sul nostro territorio che però fatturano meno rispetto alla media europea.
Molto meglio invece l’aspetto del riciclo dei rifiuti, che in Italia vanta una percentuale superiore alla media europea (68%). Inoltre, un 60% delle piccole e medie imprese decide di puntare sulla riduzione dei rifiuti adottando modelli di economia circolare, sebbene dobbiamo ancora imparare a valorizzare i rifiuti per immetterli nei processi produttivi interni.
Un paese scarso di materie prime come il nostro potrebbe cogliere una grande opportunità riciclando i materiali, fino a puntare alla quasi totale indipendenza dall’approvvigionamento estero, risparmiando così un bel po’ di denaro (che soprattutto in questo periodo storico non guasta).